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La sbroscia: la zuppa dei pescatori del Lago di Bolsena. ​

Sulle rive del lago di Bolsena, c’è un profumo che ricorda tanto un ristorante stellato. Finito di raccogliere le reti, i pescatori, prendono il pesce più piccolo, quello non adatto alla vendita e lo trasformano in un piatto che sa di autenticità e territorio: la sbroscia!

Sulla spiaggia, con il rumore delle onde come sottofondo, in un pignatto di terracotta mani sapienti fanno rosolare aglio, peperoncino e erbe aromatiche nell’olio extravergine di oliva dei Colli Volsinei. Quando lo sfrigolio raggiunge il suono perfetto ecco che si aggiunge il frutto del lago.

L’anguilla, citata anche da Dante Alighieri nel Purgatorio della Divina Commedia, si accomoda nel fondo del pignatto insieme alla tinca, poi piano piano si aggiungono il luccio, il persico reale, la lasca, i latterini e anche granchi e gamberetti di lago.

Insieme al pescato si aggiungono le patate e l’acqua, bollente, che la tradizione vuole essere proprio quella del lago di Bolsena, portata a riva dai pescatori, magari raccolta proprio vicino alle due isole che svettano in mezzo al lago: la Martana e la Bisentina.

Le reti del Pescatore

Il pignatto si pone vicino al fuoco e lentamente bolle, senza fretta così che tutti gli ingredienti prendono un sapore inimitabile, e il profumo ha tutto il tempo di spaziare sulle spiagge assolate. Cuoce la sbroscia e non si gira mai, ma si scuote soltanto un po’ il contenitore di terracotta, per evitare di rovinare le carni del pesce.

Lentamente, come la vita di un tempo, il brodo diventa più denso e la magia è quasi al compimento!

Manca soltanto l’ultimo elemento, fondamentale ieri come oggi, autentico: il pane.

Abbrustolito e magari già di qualche giorno si pone sul fondo delle scodelle e poi fumante si versano sopra le patate, il pesce e il brodo che inzuppa e insaporisce.

E se vi dicessi che tutto questo è possibile assaporarlo seduti a due passi dalla riva del lago di Bolsena, con i piedi nella sabbia e le barche dei pescatori in lontananza?